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Educare all’Agenda 2030 per un futuro sostenibile

La questione climatica, così come il benessere della persona, sono divenute un interrogativo nel corso del XX secolo e sono diventate consapevolezze in questi ultimi anni.
Le estati particolarmente afose, eventi climatici veementi e l’incedere di diseguaglianze, economia oligarchica e una società poco inclusiva, ci hanno portato con il tempo ad interrogarci su alcune questioni fondamentali come il nostro benessere e di ciò che abbiamo intorno.

Ognuno di noi, nel suo piccolo è un po’ fautore del mondo che lo circonda, e sebbene i temi qui sopra trattati sembrano infinitamente grandi e quasi fuori dalla nostra reale portata, è pur vero che alcune delle più grandi questioni, partono con un piccolo passo.
Il classico passo che diventa viaggio. Continuare a buttare la carta per terra anziché nel cestino a 100 metri e poi magari lamentarsi del cambiamento climatico, possono sembrare due cose diverse ma che in realtà sono legate da un processo di “accumulo” di tante piccole cose che poi portano ad averne una grande. Questo per dire che ognuno di noi, anche nella più piccola cosa, può influenzare un comportamento, diffondere un senso civico e provare, nel suo piccolo, a cambiare la prospettiva degli eventi.

Partendo dal “micro”, anche il “macro” ha affrontato il tema del benessere umano e ambientale da parecchio tempo, già dal 1972,  quando i governi si incontrarono a Stoccolma per la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano per considerare i diritti della famiglia in un ambiente sano e produttivo, si cominciò a considerare la componente di welfare e di tenore di vita oggi tanto discussa.
La questione si evolse ulteriormente nel 1983 quando venne creata la Commissione Mondiale per l’ambiente e lo sviluppo, che definiva lo sviluppo sostenibile come “soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”. Concetto ripreso anche nel 1987, tramite il rapporto “Our Common Future”, e nel 1992 a Rio de Janeiro, dove si tenne il primo Summit sulla Terra (UNCED), in cui fu sviluppato e adottato il primo programma per l’ambiente e lo sviluppo noto anche come Programma 21.

I concetti chiave di quest’Agenda prevedevano la Corresponsabilizzazione tra cittadini, amministratori e politica, una governance partecipativa e flessibile, trasversalità del concetto di sostenibilità in ogni settore per poterlo rendere una visione condivisa da sempre più stakeholders arrivando a creare partnership fondate su un nuovo modo di intendere il rapporto pubblico-privato.
Da lì, si procedette nel 2012 con la Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile (UNCSD) nota come Rio+20 fino ad arrivare nel 2015 in cui è stato approvato il documento finale che riportava 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile redatti tra il 2013 e il 2014 nell’ambito dell’Opening Working Group (OWG) che ha avuto il compito di individuare i cosiddetti OSS, Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
Il 25 Settembre 2015 i 193 stati dell’Assemblea Generale dell’ONU hanno adottato la cosiddetta Agenda 2030, costituita da 92 paragrafi, comprensivi dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile identificati nei OWG e i 169 sotto-obiettivi ad essi associati, che si raggruppano in cinque principi fondamentali quali le persone, il pianeta, la prosperità, la pace e la collaborazione (le 5 P; in inglese: people, planet, prosperity, peace, partnership).
I 17 punti dell’Agenda sono:

  • Sconfiggere la Povertà: porne fine in tutte le sue forme e ovunque
  • Sconfiggere la Fame: garantire la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile
  • Salute e Benessere: garantire una vita sana e il benessere di tutti a tutte le età
  • Istruzione di qualità: un’istruzione inclusiva e promuovere opportunità di apprendimento permanente eque e di qualità
  • Parità di genere: raggiungere la parità di genere attraverso l’emancipazione delle donne e delle ragazze
  • Acqua pulita e Servizi Igienico-sanitari: gestione sostenibile di acqua e servizi igienico-sanitari
  • Energia Pulita e Accessibile: assicurare la disponibilità e la gestione sostenibile di acqua e servizi igienico-sanitari
  • Lavoro dignitoso e crescita economica: crescita economica inclusiva, sostenuta e sostenibile, garantendo un’occupazione piena e dignitosa per tutti
  • Imprese, innovazione e infrastrutture: costruire infrastrutture solide, promuovere l’industrializzazione
  • Ridurre le disuguaglianze: ridurre le disuguaglianze all’interno e tra i paesi
  • Città e Comunità Sostenibili: creare città sostenibili e insediamenti umani che siano inclusivi, sicuri e solidi
  • Consumo e Produzione responsabili: garantire modelli di consumo e produzioni sostenibili
  • Lotta contro il Cambiamento Climatico: adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze
  • La Vita sott’acqua: conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine
  • La Vita sulla terra: proteggere, ristabilire e promuovere l’utilizzo sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire le foreste in modo sostenibile, combattere la desertificazione, bloccare e invertire il degrado del suolo e arrestare la perdita di biodiversità
  • Pace, Giustizia e Istituzioni solide: promuovere società pacifiche e solidali per lo sviluppo sostenibile, garantire l’accesso alla giustizia per tutti e costruire istituzioni efficaci, responsabili e solidali a tutti i livelli
  • Partnership per gli obiettivi: rafforzare le modalità di attuazione e rilanciare il partenariato globale per lo sviluppo sostenibile

Le Nazioni Unite stanno già lavorando a molti dei punti in essere, e lo dimostrano la transizione ecologica, l’utilizzo delle energie rinnovabili, l’incentivazione delle imprese innovative; altri punti invece, come quelli più umanitari, procedono a rilento.

Anche gli impatti delle Università sulla comunità locale e sull’ambiente sono ben noti. Proprio per questo motivo, l’adozione dei principi di responsabilità sociale da parte degli Atenei è divenuta un’esigenza sempre più stringente. Ciò ha assunto una particolare rilevanza in considerazione della volontà e dell’impegno di UnitelmaSapienza di includere i Sustainable Development Goals dell’Agenda 2030 nelle attività istituzionali di ricerca, didattica e terza missione.

Gli obiettivi dell’Agenda 2030 consentiranno di potenziare l’impegno dell’Ateneo nella costruzione di un modello educativo e comportamentale per studenti e personale fortemente orientato allo sviluppo sostenibile.
Nelle prossime settimane vi racconteremo le azioni che UnitelmaSapienza sta attuando per favorire questo cambiamento.